Fusione AO Catanzaro, Mingrone (Cisl Magna Graecia): "Dopo 15 anni occorre una svolta"

"Integrazione "Pugliese-Ciaccio" e "Mater Domini": una lunga storia. Che dura da ormai tanti anni. Troppi. Un'operazione mai portata a compimento ma usata dai politici dei vari schieramenti che, in prossimità della campagna elettorale, lo sfoderano come uno specchietto per poi gettarlo nel dimenticatoio. Eppure si tratta di un risultato, che se raggiunto, sarebbe molto importante per il potenziamento del comparto sanitario del capoluogo e dell'intera Calabria. Tale operazione dovrebbe rappresentare il tema prioritario nell'agenda politica ed economica della nostra regione, non fosse altro perché l'integrazione di queste due realtà rappresenta solo uno dei tanti problemi che attanagliano la sanità calabrese".
Lo sostiene Francesco Mingrone, Segretario Generale Cisl Magna Graecia.

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"Solo nell'ultimo periodo abbiamo assistito alla volontà di tutte le forze politiche a dare una accelerazione a questo processo di integrazione con una legge regionale approvata( Impugnata dal Governo), che sembrava potesse concludersi in maniera positiva visto il coinvolgimento dei vari soggetti istituzionali presenti al tavolo (purtroppo senza coinvolgere le forze sociali).
Come di consueto il tutto si è bloccato facendo perdere, ancora una volta, un'occasione importante per dare dignità e valore alla sanità calabrese e soprattutto per consentire alla Facoltà di Medicina di evitare questa continua espoliazione da parte dell'Osservatorio Nazionale della formazione medica specialistica del Ministero dell'Istruzione e Università che ha deciso di non accreditare importanti scuole di specializzazioni, impoverendo sempre di più l'offerta formativa ai nostri giovani aspiranti medici.
Una Facoltà quella di Medicina, che attraverso l'integrazione, e con un nuovo protocollo di intesa ai sensi dell'art. 1 del decreto legislativo 21 dicembre 1999 n. 517, avrebbe un valido supporto ai fini del possesso dei requisiti necessari per l'accreditamento delle scuole di specializzazione evitando così ogni rischio di declassamento.
Non si può più aspettare, è necessario realizzare un modello organizzativo espressione dell'integrazione tra due ordinamenti (ospedaliero ed universitario) nel quale la specificità di ciascuno è definita dagli obiettivi dell'azienda a prescindere dal sistema giuridico di provenienza.
Quindi non una semplice e sterile integrazione dell'attività didattica dell'una con l'attività assistenziale dell'altra, ma un processo di condivisione di professionalità e risorse tecnologiche, atte a dare risposte qualificate e qualificanti.
Il futuro del sistema sanitario catanzarese e calabrese ha carattere di assoluta urgenza. Il rinvio sine die, da parte del Consiglio Regionale, della discussione e soluzione alle criticità evidenziate dal Governo sulla Legge di integrazione, rischia di diventare un fatto di assoluta gravità nel panorama dell'offerta sanitaria nel nostro territorio, della Calabria e del Sud che porterebbe alla perdita di centinaia di milioni di euro già stanziati per la costruzione del nuovo ospedale e per la conversione del Pugliese a Casa della Salute.
I lavoratori ed i cittadini calabresi esigono un modello di sanità integrata, moderno, innovativo e soprattutto funzionante, con più personale nelle corsie e, conseguentemente, con minori carichi di lavoro e maggiore qualità nell'erogazione dell'assistenza agli ammalati capace di dare risposte alla popolazione.
La CISL ritiene non più accettabili i ritardi accumulati e chiede la ripresa dell'iter della legge regionale per l'integrazione e sin da subito si rende disponibile a dare il proprio contributo al fine di realizzare una sanità integrata che valorizzi le professionalità esistenti dando una prospettiva lavorativa ai precari, in modo che ogni lavoratore possa affermare la propria libertà e dignità che solo la stabilità del lavoro può dare.
Dopo 15 anni di parole, tira e molla, carico e scarico di responsabilità culminati nell'affossamento del sistema sanitario calabrese è arrivato il momento di dare una svolta. Occorre guarire una sanità malata e affetta dalla patologia del ritardo, della speculazione e del menefreghismo".