Estate senza lidi a Reggio Calabria? Ecco le fandonie del Comune

reggioviamarinanotte 500di Claudio Cordova - Come il Comune di Reggio Calabria possa trovare i soldi necessari per risolvere la questione relativa agli allacci fognari per i lidi che ogni estate animano la Via Marina Bassa, resta un mistero. Alcuni giorni fa, infatti, Palazzo San Giorgio, tramite una comunicazione del dirigente Francesco Barreca, ha bloccato i proprietari delle strutture (in fase di montaggio) per le "problematiche relative agli allacci fognari della rete comunale per tutte le strutture (stabilimenti e chioschi) collocati sulla Via Marina Bassa del lungomare Falcomatà", facendo espresso divieto "di avviare l'esercizio delle attività interessate fino alla risoluzione delle criticità sopra citate".

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Una notizia che ha fatto discutere l'opinione pubblica di una città già depressa – economicamente e moralmente – e che, senza una delle principali (uniche) attrattive estive sarebbe destinata al coma.

La situazione è grave e, non essendosi mosso per tempo, il Comune di Reggio Calabria non ha adesso le poste in bilancio sanare la vicenda. E questo nonostante i proclami del vicesindaco Armando Neri e dell'assessore ai Lavori Pubblici, Giovanni Muraca, che hanno assicurato la possibilità da parte dei gestori di montare le strutture, sette, ubicate sul lungomare reggino, che da anni svolgono attività balneare di giorno e, successivamente, di ristorazione e di locale notturno, somministrando anche bevande alcoliche.

Parlando addirittura di venti giorni per sistemare la questione (leggi qui)

Ma le parole di due come Neri e Muraca valgono francamente poco. Anche perché sono facilmente smentibili. Nel comunicato diffuso dall'ufficio propaganda di Palazzo San Giorgio si propina alla città la versione di "una imprevedibile problematica giunta alla luce nei giorni scorsi".

Alla fine, assai probabilmente, il Comune riuscirà a rattoppare la questione. Ma la realtà – come spesso accade quando si esprime l'Amministrazione Falcomatà – sta da un'altra parte.

La società "Rhegion Agua" è l'azienda preposta dal Comune per la gestione del servizio idrico. Si tratta di una società sotto sequestro, in quanto finita (col nome Idroreghion) nell'inchiesta "Reghion", che ha portato all'arresto, tra gli altri, dell'onnipotente dirigente comunale Marcello Cammera, uomo assai vicino all'avvocato ed parlamentare Paolo Romeo, considerato a capo della cupola massonica della 'ndrangheta.

Ebbene, il custode giudiziario della "Rhegion Agua" già nell'agosto 2017, aveva segnalato al Comune di Reggio Calabria delle anomalie presso gli impianti di sollevamento denominati "Falcomatà 1", "Falcomatà 2" e "Falcomatà 3", ubicati sotto il lungomare cittadino. I tre impianti di sollevamento sarebbero stati realizzati per la raccolta di acque bianche (come l'acqua piovana, per intenderci) e collegate a un canale che le farebbe sfociare, senza giungere a un depuratore, nella zona del "Tempietto". Da quei controlli – siamo nell'agosto 2017 – sarebbe emersa la presenza di reflui, probabilmente provenienti da attività di ristorazione. Agosto 2017. Ma per Neri e Muraca si tratta di "una imprevedibile problematica giunta alla luce nei giorni scorsi". Non esistono segnalazioni anteriori al 2017, sebbene i lidi ubicati sul Lungomare abbiano ricevuto le autorizzazioni ad eseguire i lavori di allaccio tra il 2007 e il 2017, negli anni del "Modello Reggio" di Giuseppe Scopelliti, che fecero proliferare le attività economiche sulla Via Marina.

La questione grottesca è che il Comune di Reggio Calabria – a quanto pare – non ha contezza di dove vadano a scaricare quelle acque, visto che non esiste una mappatura completa e aggiornata delle reti fognarie comunali. Nonostante le segnalazioni e il lassismo del Settore Manutenzione e Lavori Pubblici del Comune, non viene effettuato alcun controllo. Solo all'inizio di aprile (appena un mese fa) arriva la verifica.

Come al solito, dopo l'intervento della Procura della Repubblica.

A partire dal mese di marzo, infatti, i magistrati reggini effettuano una serie di attività investigative, tra cui ascoltare alcuni dei protagonisti: dal custode giudiziario della "Rhegion Agua" fino a interrogare dirigenti e funzionari comunali. Ed è comico notare come, quasi dopo ogni attività investigativa le acque si smuovano (e qui è davvero il caso di dirlo!). Solo dopo l'attività d'indagine, infatti, dagli uffici comunali partono (con l'assessorato messo a conoscenza) gli accertamenti tecnici sugli impianti "Falcomatà 1", "Falcomatà 2" e "Falcomatà 3". Contestualmente – per "non saper né leggere, né scrivere – sempre da Palazzo San Giorgio partono le procedure propedeutiche alla revoca delle autorizzazioni agli allacci fognari rilasciati, molti anni fa, ai lidi e ai gazebo.

Ma non c'è fine al grottesco.

Solo alcuni giorni fa, il 4 maggio, nel pomeriggio, dagli uffici comunali parte la comunicazione ai titolari dei lidi dell'immediata sospensione delle autorizzazioni rilasciate, intimando, come abbiamo visto, il divieto di avviare le attività interessate. E questo accade solo nel pomeriggio, dopo che, la mattina, i proprietari dei lidi avevano ricevuto una "visita" da parte della polizia giudiziaria, che chiedeva se avessero ricevuto comunicazioni relative allo scarico dei reflui. Fino alla mattina, nessuna comunicazione, poi la notizia diventa di dominio pubblico.

Insomma, l'ennesima storia di lassismo burocratico-amministrativo, su cui ora la politica ostenta sicurezza, raccontando frottole. Il dato è che, allo stato attuale, non sono gli allacci idrici delle attività economiche che ogni anno sorgono sul Lungomare, a non essere a norma: questo, paradossalmente, sarebbe un problema "facilmente" risolvibile. E' il tratto di rete fognaria del Comune a non esserlo, nel momento in cui ha permesso gli allacci dei lidi. Per risolvere le criticità, lidi e gazebo dovrebbero dotarsi di apparati come le fosse biologiche, che, ogni giorno, dovrebbero essere svuotati e ripuliti da servizi auto spurgo. La difficoltà delle operazioni e, soprattutto, il costo delle stesse, renderebbe antieconomica la stessa apertura delle strutture per gli esercenti. L'altra opzione contempla un intervento da parte del Comune, che, però, a causa di mesi persi senza far nulla dovrebbe ora muoversi nel giro di poche settimane, con la difficoltà di reperire le somme. Non avendo risolto per tempo i problemi (noti da tempo, nonostante la propaganda di Neri e Muraca) Palazzo San Giorgio difficilmente potrebbe reperire ora le risorse, a meno che non provi ad attingere a fondi che possono essere utilizzati per garantire l'incolumità pubblica.