La legge sui vitalizi che "imbarazza" la Calabria: da voto lampo a caso nazionale

VITALIZI2di Mariateresa Ripolo - Un minuto e mezzo di seduta e come per magia la legge sui vitalizi diventa realtà. Pochissimi secondi, durante l'ultimo Consiglio regionale della Calabria che ha avuto luogo il 26 maggio scorso, in cui la proposta di legge non viene neanche illustrata perché, spiega il promotore Giuseppe Graziano, presidente del Gruppo Unione di Centro, al presidente del consiglio regionale Domenico Tallini: «Si illustra da sé».

«Si illustra da sé? - chiede Tallini. Dopo una risposta confusa e obiettivamente incomprensibile, il presidente taglia corto: si passa alla votazione. Mai così veloce. Tutti (stranamente) d'accordo in un'aula (stranamente) silenziosa in cui regna solo l'imbarazzo generale. Un voto flash arrivato proprio alla fine della seduta del Consiglio.

Una proposta, spiega frettolosamente Tallini, presentata «su iniziativa dei consiglieri Giovanni Aruzzolo, Filippo Maria Pietropaolo, Giuseppe Graziano, Sinibaldo Esposito, Tilde Minasi, Pierluigi Caputo, Vito Pitaro, Domenico Bevacqua, Pippo Callipo, Francesco Pitaro, Giuseppe Aieta, recante: Modifiche alla legge regionale 31 maggio 2019, n. 13. Rideterminazione della misura degli assegni vitalizi diretti, indiretti e di reversibilità e adeguamento alla D.L. n. 174/2012». Un voto espresso all'unanimità e sottoscritto da tutti i capigruppo, che ha suscitato l'indignazione di molti, arrivato per giunta in un momento difficilissimo a margine di un disastro sanitario ed economico senza precedenti.

Ma quali sono le modifiche che hanno messo d'accordo proprio tutti in Consiglio regionale?

Nel documento della proposta, a firma dei consiglieri sopracitati, si legge: «L'articolo 7 comma 4 penalizza la posizione dei consiglieri regionali che, seppure cessati anticipatamente dall'ufficio per annullamento della relativa elezione, hanno comunque espletato a tutti gli effetti il proprio mandato elettorale fino alla sua cessazione. Detta discriminazione, difatti, appare irragionevole sia nei confronti dei consiglieri che portino a termine il mandato rispetto alla scadenza della legislatura, ma anche nei confronti dei consiglieri che non portano a termine il mandato ma per ragioni diverse dall'annullamento dell'elezione; trattasi sempre, infatti, di situazioni accomunate dall'aver comunque espletato il proprio ufficio quale Consigliere regionale, quantunque per un periodo di tempo più o meno ampio ma comunque effettivo. Consiglio regionale della Calabria Pertanto, in base a quanto sopra evidenziato, con l'articolo 1 si procede alla modifica legislativa dell'articolo 7, comma 4 e dell'articolo 16, comma 2 della I.r. n. 13/2019. L'articolo 3 introduce la clausola di invarianza finanziaria. L'articolo 4 definisce l'entrata in vigore della presente legge il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale Telematico della Regione Calabria».

La modifica alla legge ammette, dunque, alla contribuzione volontaria e al conseguente beneficio della "indennità differita" i consiglieri regionali decaduti per vari motivi. In sostanza un modo facile e velocissimo per ripristinare i vitalizi che permetterebbe a un consigliere dichiarato decaduto, anche se ineleggibile, di poter continuare a versare i contributi fino alla fine della legislatura per poter ottenere il diritto alla pensione.

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Nella relazione illustrativa si legge inoltre: «La presente legge modifica norme regionali di carattere esclusivamente ordinamentale e non comporta maggiori o nuovi oneri a carico del Bilancio regionale. La legge regionale n. 13/2019, infatti, introduce norme di tipo ordinamentale e la stessa ha superato già il vaglio di costituzionalità da parte del Governo».

Ma è davvero così? Sembrerebbe di no. Non è infatti della stessa opinione Graziano Di Natale, consigliere regionale di Io Resto in Calabria, che ha reso noto il testo di una proposta di legge per l'abrogazione della legge in questione affermando che «potrebbe determinare, con molte probabilità, un aumento significativo degli oneri a carico del bilancio regionale» e aggiunge: «senza indicare i mezzi per farvi fronte».

«Nessuno scandalo - ha dichiarato alla Gazzetta del Sud il presidente del Consiglio regionale Domenico Tallini - con 38mila euro di contributi si incassa un'indennità di fine mandato, a 65 anni, da 600 euro netti al mese».

Le reazioni e il dietrofront. Il Movimento 5 Stelle all'attacco dei consiglieri regionali ha definito la proposta approvata una "legge vergogna", ma è bastata una strigliata dall'alto - l'intervento di Luigi di Maio che ha commentato la vicenda definendola «surreale» - per far "rinsavire" i consiglieri calabresi che hanno deciso di riunirsi in una seduta straordinaria del consiglio regionale mercoledì 3 giugno con un solo punto all'ordine del giorno: l'abrogazione totale della proposta di legge. La decisione - si legge in una nota, è stata presa dal presidente Domenico Tallini, «sottolineando l'urgenza di chiarire così all'opinione pubblica che l'Assemblea in alcun modo intende favorire, perpetuare o addirittura ripristinare "privilegi"che sono stati già cancellati».

Una decisione che arriva dopo giorni di giustificazioni e smentite. A partire dal "cado dalle nubi" di Pippo Callipo che ha dichiarato in sostanza di essere stato raggirato: «Non avrei mai avallato nulla che potesse aumentare i costi della politica. Se la modifica della normativa sui vitalizi - ha affermato il capogruppo di Io resto in Calabria - si traduce, invece, in un aumento dei suddetti costi significa che mi è stato proposto di sottoscrivere un documento non veritiero e per questo mi tutelerò nelle sedi opportune».

«Lunedì mattina depositeremo una proposta di Legge Regionale per ripristinare l'inammissibilità alla contribuzione volontaria del consigliere regionale la cui elezione sia stata annullata», si sono affrettati a dichiarare Filippo Pietropaolo e Tilde Minasi, capigruppo in Consiglio Regionale di Fratelli d'Italia e Lega.

«Una tempesta in un bicchier d'acqua», hanno minimizzato i consiglieri regionali Pd Bevacqua, Guccione, Irto, Notarangelo e Tassone e i consiglieri Dp Aieta e Sculco: «L'errore commesso è stato quello di riconoscere, anche a un consigliere dichiarato a posteriori ineleggibile, la possibilità di continuare a versare i contributi fino alla fine della consiliatura di riferimento».

Insomma, una mossa che non è passata inosservata, forse come qualcuno sperava, un voto tanto veloce quanto rumoroso. Ma la dichiarazione più "coraggiosa" è forse l'ultima di Domenico Tallini che ha affermato: «Errori di valutazione e probabilmente un'analisi superficiale del provvedimento in questione possono e debbono essere riconosciuti con onestà». Ecco, forse servirebbe proprio un po' di onestà per ammettere di non aver fatto proprio una bella figura.