Così Jole Santelli tradisce la Calabria “con il favore delle tenebre”

Santelli Jole 10 gennaiodi Claudio Cordova - Dovrà rispondere dei contagi e delle vittime che potrebbero scaturire da una decisione del genere. Riaprire "dalla sera alla mattina", nel vero senso della frase, è qualcosa di indicibile, che una donna delle Istituzioni mai avrebbe dovuto nemmeno pensare di fare. Con un'ordinanza divulgata intorno alle 22, la governatrice della Calabria, Jole Santelli, va al muro contro muro con il Governo e riapre bar e ristoranti con "tavoli all'aperto e regole anti-contagio".

Ne dovrà rispondere, Jole Santelli. Sotto il profilo politico ed eventualmente penale.

Perché, peraltro, maschera la sua vergognosa decisione con parole false e retoriche. Non ha il coraggio, la governatrice di Forza Italia, di dire quale sia la reale motivazione dell'ordinanza: tentare di mettere sotto assedio il Governo presieduto da Giuseppe Conte, che circa 72 ore prima aveva comunicato agli italiani le misure per la cosiddetta "fase 2" dell'emergenza Coronavirus.

Giusta o sbagliata che fosse la posizione prudente dell'Esecutivo, una posizione responsabile, in un momento così delicato per la Nazione sarebbe stato il minimo da parte della Regione e, peraltro, in linea con la condotta fin qui messa in atto dal leader forzista, Silvio Berlusconi, che si è costantemente smarcato dai grugniti di Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

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Ma, in questo caso, Santelli dimostra di rispondere ormai più agli ambienti leghisti e sovranisti, con cui è storicamente legata, vista, peraltro, la notoria vicinanza con l'ex governatore Giuseppe Scopelliti, ispiratore dei primi passi dell'onda salviniana in Calabria. Un alto tradimento, quello di Jole Santelli, che sacrifica la Calabria sull'altare della Lega. Un alto tradimento, il provvedimento della governatrice, soprattutto se letto in correlazione all'azione messa in atto - anche qui, nella notte - dalla Lega, che ha occupato le Camere in attesa dell'intervento del primo ministro Conte. Insomma, quello della Santelli sembra proprio un assist a Salvini, un atto preparatorio e di aiuto a supporto dell'azione eclatante. Come si fa nei colpi di Stato. 

Parla di fiducia, con la F maiuscola, Jole Santelli. Come lo spot della provola di qualche anno fa: "Galbani vuol dire fiducia"

Fiducia che sarà difficile avere da oggi in poi in una governatrice che, fin qui, con le misure draconiane predisposte (nonostante i numeri non apocalittici della regione) aveva contribuito positivamente a limitare i danni sul territorio. Peraltro, più volte nel recente passato Santelli aveva messo in guardia rispetto al fatto che la Calabria non sarebbe stata in grado di reggere, sotto il profilo sanitario, ma non solo, un'ondata violenta del Coronavirus.

La contraddittorietà del provvedimento tradisce l'unico scopo politico della Santelli. Non di certo aiutare l'economia calabrese che – ne siamo ben consapevoli – era già in ginocchio e dalla crisi Covid-19 non potrà che uscirne a pezzi, ma provare un colpo di mano nei confronti del Governo, proprio poche ore dopo l'intervento del ministro Boccia sulla necessità delle Regioni di muoversi all'unisono rispetto alle decisioni centrali. Una contraddittorietà resa palese dalla posizione, ottusa per certi versi, nei confronti dei calabresi rimasti bloccati al Nord.

Insomma, da un lato Santelli vuole alzare le barricate sul Pollino, dall'altro, allenta pericolosamente le maglie, con passaggi peraltro esilaranti come questo: "Sono consentiti gli spostamenti per raggiungere le imbarcazioni di proprietà da sottoporre a manutenzione e riparazione, per una sola volta al giorno". E' forse il passaggio più grottesco di un provvedimento illogico per tempistica e in vari suoi punti, perché, sebbene tutti fiaccati dalla quarantena, in nessun modo prendere un caffè al bar con un amico può diventare un bene primario, da coltivare e tutelare in un momento in cui ancora il virus circola, talvolta in maniera letale.

La speranza, ora, è rappresentata in primis dalla politica buona, non da quella che fa lotta politica sulla pelle della gente. Se non c'è da aspettarsi granché dai sindaci di Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia, Sergio Abramo, Mario Occhiuto e Maria Limardo, che rispondono alle stesse logiche della Santelli, tocca alle Amministrazioni rette dai commissari prefettizi e al sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, fare argine al tradimento della governatrice. E poi gli esercenti, che dimostrino dignità scegliendo di non aprire, per salvare se stessi e i cittadini dai rischi che scaturiscono dall'ordinanza divulgata quasi nottetempo dalla Regione. Per dare uno schiaffo morale alla governatrice, che offende non solo le vittime del Coronavirus, ma le stesse categorie autorizzate con un'ordinanza divulgata alle 22 e valida a partire da due ore dopo, quindi impossibile, di fatto, da essere eventualmente sfruttata.

Non importa, evidentemente, a Jole Santelli di rischiare di vanificare gli sforzi messi in atto anche dai calabresi in questi difficili mesi, non importa di correre il rischio di gettare la regione nel caos. L'obiettivo era ed è un altro. Un obiettivo biecamente politico, che inserisce Santelli nell'elenco della "Colonna infame" della storia calabrese.

Ma ne dovrà rispondere.