“La relazione massonica a Reggio Calabria è molto più profonda che altrove”

massoneriapersone500di Claudio Cordova - "La mia appartenenza alla massoneria mi ha agevolato nella facilità di accesso al credito e di successo commerciale. Dopo la mia uscita dalla massoneria ho trovato le porte chiuse per rifiorire ho dovuto cambiare regione". Ad affermarlo, nel corso del processo "Gotha", è l'imprenditore Nicola Trotta, lucano, con un passato all'interno della massoneria. E' proprio quello della "fratellanza" il tema principale dell'ultima udienza del processo che vede alla sbarra, tra gli altri, l'avvocato ed ex parlamentare Paolo Romeo, considerato a capo dell'associazione segreta legata alla 'ndrangheta, che avrebbe condizionato le sorti della vita politica, sociale ed economica di Reggio Calabria e dintorni.

I testi citati dal pm antimafia Stefano Musolino sono il farmacista-imprenditore Valerio Berti, l'avvocato Enzo De Stefano, e Nicola Trotta, appunto. Nato a Maratea, nel corso degli anni 2000 si trasferisce a Reggio Calabria con il suo brand vinicolo, "Terre Borboniche". Qui – siamo tra il 2009 e il 2010 - entra in contatto con Enzo Tromba, massone, con cui prima ha un rapporto di tipo esclusivamente commerciale, ma che poi lo inizia alla massoneria: "Tromba mi presentò alla Loggia dei Cavalieri a Palmi" racconta Trotta. Poi, però, Tromba tenta il grande salto, aprendo una loggia su Reggio Calabria: al suo interno, secondo quanto riferito da Trotta, anche l'ex comandante della Polizia Municipale, Luigi Nigero. Trotta, però, non è soddisfatto e allora arriva al responsabile della Gran Loggia Regolare d'Italia sul territorio, Valerio Berti, appunto. L'imprenditore lucano entra così nella loggia "Esclapio", di cui fa parte anche Berti: la loggia, però, fa una fine ingloriosa e viene sciolta, anche a causa del coinvolgimento in indagini sulla 'ndrangheta di alcuni importanti membri, come gli imprenditori Pasquale Rappoccio e Nino Crisalli, implicati nelle inchieste "Lancio-Reggio Nord" e "Meta".

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Oggi Trotta non è più iscritto da anni alla massoneria, ma i fatti che racconta arrivano dall'interno. Attraverso l'appartenenza alla massoneria, l'imprenditore ha potuto verificare come a Reggio Calabria la presenza massonica sia asfissiante e apra molte porte. Quasi tutte: "La relazione massonica a Reggio Calabria è molto più forte che altrove". Nel corso della propria esperienza, Trotta tocca con mano, quindi, la capacità di lobbying da parte della massoneria (anche se i testi Berti e De Stefano minimizzeranno la questione), ma se ne distanzia, anche per via delle dinamiche proprie della massoneria: "Una volta trovai dei cappucci all'interno della sede dove ci riunivamo". Una segretezza che a Trotta non piaceva e nella quale – a suo dire – si sarebbero potute annidare dinamiche oscure.

Nel corso della propria permanenza reggina, inoltre, l'imprenditore si relaziona con l'avvocato Paolo Romeo, presentatogli da Enzo Tromba. Trotta collabora anche alla realizzazione della Festa del Mare, la kermesse organizzata dal Circolo Posidonia di Romeo a Gallico: "Tromba mi disse che Romeo era un massone in sonno, quando lo conobbi ci salutammo da massoni" dice Trotta, alludendo a un particolare modo di stringere la mano, che i massoni userebbero tra di loro. Romeo, dunque, sarebbe stato un "massone in sonno", congedatosi dalla massoneria, ma vicino a quegli ambienti e comunque con la possibilità di rientrare in qualsiasi momento: "Un altro massone in sonno era Andrea Cuzzocrea (ex presidente di Confindustria, ndr)" aggiunge. Proprio nel periodo della appartenenza massonica, che coincide con gli anni di Cuzzocrea in Confindustria , Trotta ottiene un ruolo in CONFIDI, organismo a struttura cooperativa o consortile, che svolge attività di garanzia collettiva per agevolare le imprese socie o consorziate nell'accesso al credito bancario.

Coincidenze?

Per l'imprenditore no. Rispondendo anche alle domande del presidente del Collegio, Silvia Capone, l'imprenditore sostiene chiaramente di essere stato agevolato dalla appartenenza massonica e dalle relazioni massoniche: "Anche i massoni in sonno hanno capacità di influenzare" conclude Trotta.

Sul punto, l'ex responsabile reggino della Gran Loggia Regolare d'Italia, Valerio Berti, è però categorico: "Non esiste la definizione di "massone in sonno" nella massoneria ufficiale, né ricordo di aver mai visto Paolo Romeo in contesti massonici". Tale affermazione, unita alle domande poste dal pm Musolino e dal presidente Capone, apre però il campo alla questione più pregnante: quella delle logge coperte. A Reggio Calabria sarebbe un proliferare continuo: "Ma quella non è massoneria!" dice più volte Berti. Il farmacista-imprenditore parla di "logge non riconosciute con implicazioni politiche e imprenditoriali". Oscuri centri di potere, che dalla massoneria mutuano la ritualità, ma che, a dire di Berti, avrebbero un senso di solidarietà reciproca molto forte, molto più forte rispetto a quello della massoneria ufficiale.

Massoneria ufficiale dalla quale – dopo oltre 20 anni di obbedienza – Berti sarebbe fuoriuscito oltre un anno fa: "Per me non c'è nulla di male nell'essere massoni, perché lo spirito è quello dello studio costante. Ma vista l'immagine negativa che avvolge la massoneria da qualche anno, ho deciso di uscirne".